Intervista a Irene Soave, autrice di “Galateo per ragazze da marito” edito da Bompiani
Ciao amici, poco tempo fa vi ho parlato del ultimo libro di Irene Soave, “Galateo per ragazze da marito”, edito da Bompiani (trovate di seguito il link della recensione).
E ho avuto il piacere e l’onore di poter porre alcune domande all’autrice e ora lascio che anche voi possiate leggere le sue risposte.
Ciao Irene, intanto to ringrazio per avermi concesso quest’intervista.
Voglio anticiparti che, mentre leggevo il tuo libro, mi venivano in mente centinaia di domande che avrei voluto porti ma ho cercato di scegliere quelle per me più adatte perché con il tuo libro hai davvero toccato tanti argomenti importanti.
Ma Irene, tra tutti gli hobby del mondo, cosa ti ha portata a collezionare galatei e riviste femminili?
Non saprei, ognuno ha le sue passioni.
Se ti dovessi basare sulle definizioni di questi galatei, quale appellativo ti sarebbe associato?
Non so, forse “bas-bleu” – era il termine dispregiativo che si usava in Francia e in Regno Unito per le donne che mostravano “pretese intellettuali” cioè che si interessavano di letteratura, teatro, cultura. Imperdonabile! Anche un po’ “precieuse ridicule”: lo siamo un po’ tutte, è una forma di autodifesa.
Tra tutti questi tomi che hai letto, a quale sei più legata?
A quelli di Irene Brin.
Esiste qualche figura femminile del passato storico e/o del tuo passato personale, che ha lasciato il segno sulla tua vita?
Le mie nonne Elsa e Rina, una dolcissima, una fortissima, entrambe memorabili. Mia mamma con il suo talento creativo e la sua disciplina. Le donne a cui è dedicato il mio libro (pag. 379). Almeno tre fondamentali insegnanti, una di greco, una di letteratura italiana, una di letteratura americana.
Mentre leggevo il tuo libro ho notato -correggimi se sbaglio- che è molto articolato, studiato, meditato e lavorato; quanto tempo e quanto studio hai riposto in quest’opera?
La raccolta dei libri è andata avanti per anni, ma in modo asistematico, irriflesso. La stesura del libro mi ha richiesto molta disciplina, perché lavoro in un quotidiano e ho pochissimo tempo libero: circa un anno, lavorando tutti i giorni e ogni momento che avevo libero, puntando sveglie antelucane.
Entrando nel tema del tuo libro, a un certo punto hai inserito un estratto di Parca: “Forse è questo il prezzo che esse debbono pagare alla loro generazione, in bilico fra il vecchio e il nuovo; una generazione che ha di nuovo le donne, e di vecchio soprattutto gli uomini”.
Questa frase io la trovo alquanto attuale; tu cosa ne pensi?
Trovo che la generazione, l’epoca, ci abiti sempre molto. Mi stupisce sempre tantissimo quanto “in bilico fra vecchio e nuovo” restiamo sempre. Noi, le nostre mamme, le nostre nonne di cui Parca scriveva. È come se non abitassimo mai il futuro, e ovviamente non può che essere così.
Cosa pensi dell’uomo di oggi?
Ritieni che voglia ancora primeggiare rispetto a noi donne vedendoci ancora come “donne di casa”?
Non penso. Più sono giovani, meno sono conservatori. Ne sono lieta.
Credi che venga ancora mal visto il matrimonio in cui è l’uomo a occuparsi della casa mentre la donna si dedica al lavoro?
Non ho capito la domanda. Una volta era tutt’altro che mal visto. Credo che oggi molte di noi, deluse dal mondo del lavoro che è aspirazionale e rapace, competitivo e avaro, usurante e deludente, pagherebbero per poter stare a casa a occuparsi dei loro cari, invece di rispondere alle chiamate sgarbate dei loro capi, sopportarne le ubbie, fare straordinari, per due lire. Credo valga anche per gli uomini. Credo siamo sulla curva discendente di un periodo ossessionato con la realizzazione professionale: noi non ci crediamo più.
Da tutti i galatei che hai esaminato traspare che solo con il matrimonio si può esser felici, accettate, considerate; un messaggio e un pensiero alquanto svilente in ogni epoca.
Se devo esser sincera, dove sono nata e cresciuta io, -insieme all’idea che la donna deve badare al focolare e procreare a oltranza- è ancora presente questa ideologia malsana.
Ma credi che sia ancora molto diffusa in tutta l’Italia? Se si, perché?
Non la trovo malsana, così come non trovo per forza sana la vulgata, foraggiata dal marketing, che “si sta meglio sole”. Tinder affigge a Milano cartelloni pubblicitari che spiegano che “single è bello”. Eppure io sono così tanto più felice quando amo riamata. Certo, sono anche tanto più triste quando avvizzisco in vite di coppia che mi stanno strette. Non credo si stia meglio per forza sole, o per forza accompagnate. Credo che la felicità sia nel non patire troppo i canoni di ciò che è “normale” – a farcela, certo.
Ora due domande che mi pongo da qualche giorno…cosa ti ha spinta ad iscriverti su Tinder? E qual’è la cosa più strana che ti è successa su questo social?
Quello che spinge tutti, cioè il desiderio di fare ammuina, di svagarsi, di cazzeggiare, di piacere. Io credo che tutti troviamo le giornate senza eros un po’ noiose, sia se siamo in coppia sia da soli. Quello era poi un periodo molto mesto, avevo appena finito una storia molto lunga, volevo uscire di casa il più possibile. Ho capito che non fa troppo per me: ordinarsi un ragazzo su Tinder è come ordinarsi la cena su JustEat, clicchi e arrivano e sono sempre diversi dalla pubblicità peraltro; e io preferisco cucinare. Però oh, questa sono io. E vedo anche che ci si trovano un sacco di cose su Tinder, mica solo il sesso o l’amore. Ci si trovano amici, corteggiatori, chiacchiere, fiducia nelle possibilità del mondo dopo che una storia è crollata, allegria, ammuina, e poi certo del sesso, per chi sa e vuole farne di estemporaneo, ricreativo, non nuziale. Una mia amica ci ha trovato un datore di lavoro.
Tornando al presente, ritieni che le donne di oggi dovrebbero riscoprire i galatei da marito?
No, ovviamente. Capisco però che il caos dell’anarchia sentimentale in cui viviamo sia destabilizzante, e che quasi tutte pagheremmo per avere un protocollo di sicuro funzionamento. Ecco perché le regole e il comportamento retrò hanno tanto successo.
Hai mai pensato di scrivere un tuo galateo per le donne di oggi e di domani?
Io vorrei scrivere un galateo per tutti, sentimentale e non. Che aiuti a fare a meno di queste oscene note vocali con cui assediamo le persone a cui non abbiamo voglia di telefonare, o ci risparmiamo la fatica di scrivere una cosa che siamo noi a voler dire loro e non viceversa; a mettersi le cuffie sui mezzi pubblici quando si ascolta la musica, a dare spiegazioni a qualcuno quando lo si lascia e a chiedere il permesso alle persone che vogliamo baciare, a dire pure le parolacce volendo ma tacere concetti atroci, a non vestire i bambini con la roba firmata, a dare l’elemosina a chi la chiede, a non imporre ai colleghi d’ufficio la puzza dei nostri pasti o le nostre opinioni politiche o le nostre maldicenze, ad arrivare puntuali, a non evadere le tasse, a vedere il bello degli altri e partire da quello, a dare del lei a chi ci dà del lei, a essere decenti col pubblico se si fa un lavoro a contatto col pubblico, a essere clienti meno arroganti e camerieri meno sciatti e commessi meno scostanti e amministratori della cosa pubblica più scrupolosi; e così via.
Che consigli daresti a una donna che cerca marito?
Di essere benevola e realistica e non cercare il conte Wronskij di Anna Karenina. E che conta più la relazione che avete che la persona che è. Cioè non può essere il compendio di pregi e superpoteri che noi pretendiamo che sia, ma deve essere uno normale a cui vogliamo molto bene e che ce ne voglia. Che barba, diranno le zitelle in ascolto; le quali infatti sono spesso tali perché si cercano un marito con i criteri con cui dovrebbero cercarsi un amante, rimanendone puntualmente deluse.
Grazie mille
Irene
Un abbraccio a tutti voi!