Recensione di “La madre della strega”
FacebookPinTweetEmailLinkedIn Titolo: La madre della strega Autore: Matteo Corso Casa editrice: Dragonfly Edizioni Ciao amici, eccoci qui con una nuova recensione per voi. Oggi parliamo di quella che definirei una novella basata su una vecchia leggenda del territorio riminese: la leggenda del fantasma di Adele nel Castello di Montebello. Questa leggenda si tramanda da secoli ma l’autore ha deciso di narrarcela da un punto di vista differente: quello della madre di Adele. Questo nuovo punto di vista porta inevitabilmente a confrontarsi con le emozioni di un genitore che ama la propria creatura e la vuole proteggere da coloro che non l’accettano per com’è ma anzi credono sia l’incarnazione del demonio o una sua figlia. Penserete che questa storia sia lontana dai nostri giorni ma io invece la trovo attuale, moderna e concreta perché i destrieri sono stati sostituiti dalle automobili, ma il concetto e i pregiudizio -oltre che le cattiverie e il maschilismo- ancora dominano la nostra società. Matteo pone in evidenza in primis il ruolo di madre che cerca di proteggere in ogni modo sua figlia : la forza di una donna fondamentalmente sola diventa immensa e potente pur di difendere colei che ama e che ha messo al mondo. L’autore inoltre, attraverso l’albinismo di Adele, parla di diversità e denota come secoli fa -ma anche oggi- essa venga derisa, considerata sbagliata e meritevole di morte. Non pensiamo che non sia più così, basta leggere i quotidiani per venire a conoscenza del bullismo ancora dilagante e la presa in giro verso chi è diverso o semplicemente non si adatta ai stupidi canoni sociali. Il pregiudizio dilagante verso ciò che non conosciamo e la presunzione che il nostro pensiero sia quello corretto, quello da seguire, da imporre. Fondamentale nella storia è anche il ruolo della Chiesa che ancora ai giorni d’oggi tende a dominare la società ma in questo testo si evince come spesso la professasse un rispetto che poi non concretizzava ma anzi, si macchiava di uccisioni. Direi che però fondamentalmente il libro parla della donna, di quanto allora -ma anche nel 2020- sia spesso ritenuta subordinata all’uomo e sia lei a sbagliare in primis, mai la figura maschile. L’uomo può tradire ed esser elogiato, la donna, se lo fa, viene ricoperta di epiteti poco gradevoli. Se, come nel testo, la prole nasce albina (quindi per molti sbagliata) significa che la madre della bimba ha commesso adulterio perché da un uomo benestante non può nascere nulla di insano. Sinceramente riassumerei scrivendo che questa triste novella evidenzia bigottismi, dogmi inutili, maschilismi e ignoranze che appartenevano a secoli fa ma che persistono anche ai giorni nostri. Ed ora tocca a voi Un abbraccio La vostra Ele FacebookPinTweetEmailLinkedIn
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