Intervista allo scrittore Matteo Corso
Ciao amici, stasera voglio condividere con voi l’intervista a Matteo Corso, autore del romanzo La madre della strega edito da Dragonfly Edizioni.
Prima di ciò, vi lascio il link della mia recensione riguardo al suo libro:
E ora tuffiamoci nell’intervista!
- Ciao Matteo, grazie di aver accettato di esser intervistato. Ti va di parlarci un po’ di te?
Buonasera, su di me non c’è molto da dire: ho da poco varcato la soglia degli Anta, sono originario di Pesaro ma vivo a Rimini ormai da molti anni con il mio compagno, che ho sposato due anni fa, con il gatto Silvestro e con la mia cagnolina Violet. Oltre al lavoro, che purtroppo occupa la maggior parte del mio tempo, mi piace leggere e a volte, quando sono particolarmente ispirato, dipingo. Poi c’è la scrittura ovviamente.
- Come hai scoperto questa tua passione per la scrittura?
Sinceramente penso che sia stata la scrittura a scoprire me! Sin da bambino ho sempre avuto molta fantasia e gradualmente ho capito che scrivere era forse la cosa che non solo mi riusciva meglio, ma che mi dava anche grandi soddisfazioni. Ricordo che alle medie, grazie ad una professoressa di italiano che faceva di tutto per trasmetterci il piacere della lettura e l’amore per la narrativa, ho iniziato a conoscere le figure degli scrittori più o meno noti che trattavamo anche oltre il programma ministeriale e così ho cominciato a pensare che forse l’idea di scrivere poteva diventare una parte del mio percorso di vita. Poi il resto è venuto da sé.
- Vuoi parlarci del tuo libro La madre della strega? Com’è nato?
Questo libro è nato da un sogno, ma parto dall’inizio. Premetto che ho sempre conosciuto la leggenda di Azzurrina e ne ho subito il fascino malinconico. Qualche tempo fa, per caso, mi sono imbattuto in un documentario che ne ricostruiva la vicenda offrendo alcune ipotesi in merito alle reali dinamiche della scomparsa della bambina. Ricordo che nessuna delle possibili verità mi convinceva fino in fondo. Poi mi capitò di fare un sogno in cui “vedevo” alcune delle scene che poi ho raccontato nel libro. La mattina successiva ho deciso che avrei dovuto raccontare la “mia” verità, un po’ come se lo dovessi alla piccola Adele.
- La madre della strega parla di una leggenda del tuo territorio però tu l’hai narrata da un punto di vista differente. Come mai questa scelta?
A mio avviso il modo in cui è stata tramandata nel tempo questa leggenda ha via via assunto toni un po’ “freddi”, si è persa cioè la vera essenza dell’accaduto. Soprattutto poi negli ultimi anni da quando Azzurrina è diventata il fantasma che infesta il castello. Per me Adele era prima di tutto una bambina e in questo racconto ho cercato di far prevalere il lato umano del dramma.
- Inevitabilmente, nella storia entra la “figura” della religione cattolica, cosa pensi di questo “dominio” molto presente ancora oggi?
Qui si entra nel personale… non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno in tema di spiritualità e religione. Non mi reputo né credente né praticante e francamente, nel rispetto di tutti, vorrei uno Stato un po’ più laico e una Chiesa meno ingerente, quantomeno in ambiti in cui non dovrebbe avere voce in capitolo.
- A fare da protagonista è la madre di Adele, la donna; cosa pensi del ruolo che la figura femminile aveva nei secoli e anni passati?
Io sono un uomo ma mi ritengo molto femminista, ammiro molto le donne e probabilmente ho avuto nella mia vita più punti di riferimento femminili che maschili. Nei secoli passati la donna ha subito molte vessazioni ma il problema è che ancora oggi ci sono molti passi da fare nell’ottica del raggiungimento di una parità completa e reale. Personalmente, ma qui si cambia argomento, in ambito professionale ho subito discriminazione sessuale e questo mi ha reso molto sensibile all’argomento, avendone provato gli effetti sulla mia pelle.
- E il ruolo/valore che ha oggi?
Oggi la donna è indubbiamente più libera e indipendente, ma purtroppo in certi ambiti ancora vige l’implicita scelta tra carriera e maternità e questa secondo me è una violenza psicologica che nessuna donna dovrebbe subire. Sia chiaro: non dico che per la donna la maternità debba essere necessariamente motivo di autorealizzazione, ma ritengo che la libertà di scelta dovrebbe essere garantita nei fatti, non nelle parole.
- Dopo La madre della strega, stai scrivendo un altro libro? Se sì, ti va di accennarci qualcosa?
Sto scrivendo un romanzo un po’ diverso, questa volta infatti tra le righe parlerò anche di me. Credo che sia il momento giusto per farlo. Anticipo solo quello che probabilmente sarà il titolo: “Amethyst”, un riferimento ad un brano del 1994 del gruppo statunitense Hole che con la sua musica mi ha accompagnato attraverso l’adolescenza e che ascolto ancora in certi momenti particolari.
- Ora la domanda di rito che pongo a tutti gli autori che intervisto: se dovessi scegliere tre libri da consigliare, quali consiglieresti?
Scelta difficilissima… tre libri che mi hanno lasciato qualcosa? Direi il “Satyricon” di Petronio che è considerato il primo romanzo della storia della letteratura, quindi ogni scrittore dovrebbe leggerlo almeno una volta! Poi, a me è piaciuto tantissimo “Lolita” di Nabokov, che trovo molto poetico. Per finire “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Ce ne sarebbero altri mille da citare, ma ora mi vengono in mente questi.
- C’è qualcos’altro che vuoi condividere con i lettori?
In questo momento così complicato mi sento di augurare a tutti di non perdere la speranza che tutto questo possa finire e che quindi si possa tornare ad essere liberi, a viaggiare e soprattutto ad abbracciarci! Mi manca moltissimo stringere le persone che amo.
Grazie mille Matteo.
Ecco amici miei, ed ora tocca a voi tuffarvi nel suo ultimo
Un abbraccio
La vostra Ele