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Recensione di “Il palazzo delle donne”

Buongiorno amici miei, 

ieri ho finito di leggere questo secondo romanzo che l’autrice ha deciso di condividere con noi.

Siamo nella Parigi dei nostri giorni, Soléne ha quarant’anni ed è caduta in depressione dopo aver assistito al suicidio del suo cliente che aveva perso una causa economica in tribunale. Questo evento l’ha mandata in un baratro che lo psichiatra spera di distruggere consigliandole di fare del volontariato e così si trova ad aiutare le donne che hanno trovato rifugio in un palazzo di due de Charonne.  Lì entra in contatto con solitudine, miseria, silenzio, abbandono, resilienza e voglia di riscatto.

Siamo anche nella Parigi del 1925, Blanche ha cinquantotto anni quando, sostenuta sempre dal marito, decide di trovare un edificio dove poter dar rifugio a tutte le donne che non sanno dove andare e che scappano da soprusi, violenze, silenzi e dolori. Cos’avranno in comune queste due donne completamente differenti e senza alcuna parentela?

Avendo già letto “Treccia”, non mi ha stupita la delicatezza e dolcezza della scrittura dell’autrice.

In questo libro troviamo la donna, le donne anzi.

Troviamo come dopo quasi un secolo, la donna non abbia fatto poi grandi passi da gigante su alcuni fronti dove viene ancora sminuita, oggettivata, violentata, abusata, sfruttata.

Ci mostra come tra stesse donne ci sia gelosia, invidia e odio tanto da far del male pur di vincere, di risultare migliore.

Dall’altra parte l’autrice ci mostra il valore di ciò che le donne del passato hanno fatto, il frutto della loro vita, dei loro sacrifici, della loro dedizione per un bene comune.

Si toccano valori come l’unione, il rispetto, il sostegno, il bene comune.

Ciò che più mi ha colpita è fondamentalmente il succo di questo testo: potresti anche esser ingiustamente dimenticata, ma il bene che fai, ciò che generi, non sarà mai dimenticato e, forse non oggi, ma un domani sarà di sicuro valorizzato, condiviso e magari il tuo contributo avrà dato il via a qualcosa di buono, di valido, di solido.

Sinonimo infinito e magnifico anche di rinascita, di rivincita, di forza… possiamo esser ferite, tagliate, umiliate, abbandonate, sfregiate, usate ma siamo forti; possiamo rialzarci e riprendere in mano la nostra vita per noi stesse e per le donne che verranno.

Solitudine dilagante un secolo fa quanto oggi… questo dovrebbe farci pensare.

Sedute sui nostri comodi divani, lontane dal dolore di molte altre donne (e forse dal nostro chiuso in un cassetto sotto pile di vestiti mentali), dovremmo dar più valore all’ascolto, al sostegno, all’azione per tutte noi.

Una lettura che scivola veloce perché sapientemente scritta, descritta, ambientata.

Un libro vero che parla di una storia vera perché Blanche Peyron è davvero esista e tutta la sua vita, tutte le sue scelte hanno dato vita a “Il palazzo delle donne” e ora sta a noi, come disse l’autrice in un’intervista “Lo dovevo a Blanche e a tutte le donne che, grazie a lei, hanno avuto una seconda occasione.”, sostenere e darci da fare.

Alla prossima recensione

La vostra Ele