Recensione di “Uno scialle sul fiume Temo”
- Titolo: Uno scialle sul fiume Temo
- Autrice: Maria Lidia Petrulli
- Casa editrice: Pluriversum
Ciao a tutti, eccomi qui con un’altra recensione dopo un periodo di latitanza.
Aliena è francese, è un’artista, ha 49 anni e non sa cosa fare della sua vita così scrive una lettera ai cari e parte senza svelare la meta che ha scelto. Così inizia la sua nuova avventura in un piccolo paese sardo. Ad accoglierla è il silenzio e la paura verso questa donna straniera, sola, eccentrica, altissima e pure albina. Sarà un’anziana signora del luogo ad attaccare bottone con lei fino a condurla lungo strade mai immaginate.
Conosco la scrittura dell’autrice ma ne rimango ogni volta stupita perché non mi aspetto mai che riesca così perfettamente a coinvolgere il lettore tanto da immedesimarsi nelle protagoniste e nelle loro vicende sentendo vive le emozioni e scaturendo riflessioni.
Attraverso questa storia l’autrice porta in evidenza la diversità.
Questa caratteristica fisica, ben visibile, notabile, etichettante, crea soggezione e paura soprattutto da parte di un mondo molto legato al passato o semplicemente, privo di conoscenze in merito alla diversità fisica quanto mentale.
In questo testo di Maria Lidia Petrulli troviamo le sensazioni che provano i paesani che si trovano a convivere con una forestiera ma soprattutto ciò che percepisce Aliena e le conseguenze che s’innescano per difesa che si manifesta sia verso la società quanto verso sé stessi accusandosi, colpevolizzandosi e sminuendosi.
Unito a ciò, si toccano i sentimenti sottolineando che non esiste diversità per chi ama, non esistono problematiche, difetti, vergogne; non esiste l’etichetta “disabile” o “diverso” perché l’amore e l’amicizia non si basano (e non vedono) queste piccolezze.
Maria Lidia Petrulli enuncia senza enunciare: chi ti ama non si vergogna di te, non ti chiede di cambiare, non ti vuole diversa!
Un altro punto del libro tocca la conoscenza e la suggestione unita alle credenze.
Aliena arriva e sconvolge, senza accorgersene, la vita degli abitanti del luogo e questo perché essi non hanno mai visto una persona affetta da albinismo e pensano subito al malocchio e alle streghe. A far da cardine in questo punto (come in altri) è la co-protagonista, una nonnina adorabile che ammette le debolezze e le lacune della sua generazione e cultura ma non si ferma a questo; si evolve e aiuta i compaesani a fare altrettanto affinché si cresca e ci sia meno “stigmatizzazione” e ignoranza portando Aliena a sentirsi finalmente parte del luogo e a creare nuovi legami che creeranno una comunità ancora più unita.
Proseguendo con l’analisi affrontiamo la tematica del bisogno d’accettazione verso una comunità che spesso è inconscio in tutti noi.
Questo desiderio di esser legati a qualcuno, accettati, sostenuti, capiti e rispettati con l’importanza di essere sé stessi e di non sentirsi soli, abbandonati, diversi, eccentrici.
Un “luogo” reale, una comunità dove poter anche esser ascoltati, dove sfogarsi, dove “rannicchiarsi” per trovare rifugio, comprensione.
Aliena scappa e si nasconde in un luogo piccolo, apparentemente dimenticato e vuoto; lo fa per perdere i vecchi punti cardine e ritrovare, anzi trovare, la sua vera essenza, personalità e volontà.
E qui che, dopo quello che ho precedentemente scritto, si rivolta la medaglia perché è vero che la comunità non deve discriminare una persona per via della sua diversità ma è altrettanto vero che “l’estraneo” deve scoprire la cultura del luogo dove si trova, capirne la storia e il contesto; da qui l’importanza di viaggiare e di aprire la mente.
Ed ora i legami sinceri, l’amicizia, il sostegno e l’ascolto.
Tutto ciò nella storia nasce tra Aliena e la Signora Annalisa che, nonostante l’età avanzata, ha animo e cuore disponibile ad ascoltare ed esser ascoltata.
Attraverso la conoscenza e la frequentazione delle due co-protagoniste scopriamo la storia sarda ma soprattutto il valore delle parole sincere, delle confidenze, della libertà di mostrarsi per come si è senza paura di apparire fragili o di esser giudicati.
La Signora Annalisa conduce Aliena verso un percorso interiore inaspettato e senza che l’autore se ne renda apparentemente conto e tutto evidenziando anche come sia necessario guardare anche il passato doloroso per poter migliorarci e capire chi siamo davvero e cosa vogliamo.
Annalisa ti entra nel cuore tanto da voler una nonna come lei perché le sue parole, le sue azioni, sono carezze infinite che ognuno di noi vorrebbe ricevere.
Dall’alto della sua età insegna che si sbaglia, che bisogna esser fedeli a noi stessi, che ci dobbiamo dare un valore e guardare sotto punti di vista differenti senza smettere di sognare e di avere un po’ di fantasia.
Piccolo “fuori percorso” …
Ad un certo punto mi sono appuntata:
Esistere -> Armonia
perché l’esistenza è ricca di difficoltà e deve esser vissuta il più possibile in armonia con noi stessi e con chi ci vuole bene e ci sta vicino decidendo anche di tagliare qualche legame.
Questa storia tocca varie tematiche, vari punti di gran valore e innesca un lavoro mentale molto soggettivo che può davvero portare un lettore a una sua evoluzione personale.
In poco meno di 152 pagine troviamo due storie di vita ma anche la storia universale che può unire età, etnie, culture, vissuti totalmente differenti.
Maria Lidia Petrulli si è dimostrata ancora una volta magistrale.
Una scrittura dolce ma sincera; schietta ma completa, incalzante ma mai saccente, descrittiva senza annoiare, riflessiva senza dire “nulla” esplicitamente.
Impossibile non notare la sua conoscenza psicologica, sociale, relazione e della sua terra.
Raccontando di Aliena, ha fatto conoscere anche la sua Sardegna: i valori, la cultura sarda, la storia, la tipicità culinaria, sociale, i luoghi, le usanze, le credenze, il dialetto e molto altro.
Inoltre, compare un angolo della Francia, quel territorio che lei ama e che la porta anche a scrivere in francese.
Insomma, questo libro parla di accettazione, di comunità, di appartenenza e dei luoghi del cuore dell’autrice.
Un libro che entra nel cuore e conferma ogni qualità di Maria Lidia Petrulli.
Alla prossima recensione
La vostra Ele