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Recensione “Il prigioniero dell’interno 7”

  • Casa editrice: Einaudi

Cari lettori, vi avevo anticipato che stavo leggendo un libro che mi aveva catturata e l’ho terminato poco fa.

Mi ha talmente stupita che ho preso subito in mano il cellulare per scrivere queste righe per voi.

Prigioniero… cosa vi fa pensare? Credo ci siano molte sottili interpretazioni e questo romanzo ne evidenzia tutta la loro forza, o meglio, pesantezza.

Rinchiuso in un appartamento di ottanta metri quadrati, il protagonista si ritrova ad osservare il mondo e i condomini che vivono la sua stessa situazione: il primo lockdown che accomuna tutti noi.

Attraverso queste pagine possiamo rivivere la nostra pandemia, quella di chi amiamo o quella di infiniti sconosciuti.

Di pagina in pagina ci si confronta con il dolore di vite che ci hanno toccato o vicino o da lontano. Tutti noi abbiamo avuto un amico, un vicino, un collega come i personaggi di questo romanzo che lascia un sapore un pochino amaro e un pochino dolce.

Si, qualcosa di agrodolce.

C’è l’amarezza del ricordare (e rivivere anche) le difficoltà affrontate, i turbamenti, i silenzi, la solitudine, i lutti.

C’è la lacrima che scende, l’angoscia che sale, la paura… immaginate come vi sentivate in quel momento e siate ben certi che queste pagine riportano tutto a galla.

Opposta è la carezza nel ricordare quelle poche persone che hanno dato sostegno, aiuto, conforto e riscalda il cuore ricordare che spesso ciò arrivava da sconosciuti.

Altra prospettiva della prigionia si palesa nella mente, non più un luogo fisico ma uno stato mentale che qui si sdoppia: la prigionia dal guardarsi per le persone che si è davvero, la prigionia data dal nostro non saper aprire la mente e ascoltare davvero, la prigionia che ci rende impossibile poi ricominciare a vivere perché ci ha incatenati alla paura, a quel nuovo luogo sicuro che appare nelle mura domestiche creando un’immensa paura di ricominciare ad avere contatti umani, a mettersi di nuovo in gioco, ad affrontare la parte più intima e nascosta di noi stessi.

Di pari passo i legami famigliari, quelle lame sottili che possono tagliare a metà il cuore e che ci portano a tener lontano chi amiamo perché la paura è sempre troppo forte.

Ciò che ho amato di questo libro, oltre alla sua attualità, è la superba capacità di narrare vite, emozioni, menti e dolori quanto la verità.

Sradica perbenismi, complottismi mentali di molti, finti “andrà tutto bene” sparsi nel mondo, ma soprattutto in Italia.

È un romanzo sincero, vero e, direi, verace.

Con un immenso stile, con un’apparente leggerezza, con una capacità eccelsa, l’autore ha creato un capolavoro moderno che evidenzia come tutti noi siamo stati o siamo ancora prigionieri di qualcosa, ma lascio a ognuno scoprire la propria prigionia.

Alla prossima recensione, la vostra Ele