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Recensione di “La cattiva abitudine di essere infelici”

Cari lettori, ho avuto il piacere di leggere Ivan Petruzzi già in precedenza, con il suo saggio d’esordio, e mi sono subito trovata affine al suo pensiero. Di conseguenza, ero assai curiosa di scoprire cosa avrei trovato in questo suo secondo scritto che, come esprime bene il titolo, tratta l’infelicità.

Ho iniziato solamente ieri a leggerlo e non riuscivo a staccarmi dalle pagine. Era un vortice che mi legava alle sue parole e che mi ha portata a rivivere me stessa. 

Questo saggio, contornato da un racconto che aiuta il lettore attraverso una metafora pienamente azzeccata, è un percorso, quantomeno il mio. 

Man mano che leggevo ci vedevo tutto quello che ero, che sono stata, che sono diventata e che ora penso e faccio. 

Con una suddivisione che rappresenta delle tappe, l’autore descrive le sensazioni, ma soprattutto le scelte e le azioni, della maggior parte delle persone. 

Partendo dalla paura accompagnata alla mancanza d’amore, tenuta per mano da quella di morire che fondamentale si specchia in quella vera, cioè la paura di vivere, Petruzzi descrive la società di ieri -ma soprattutto, di oggi- delineando come ogni aspetto delle nostre vite sia spesso compiuto o vissuto con lo scopo di esser infelici, tenendoci ignoranti verso il prossimo ma principalmente verso noi stessi. 

Addentrandoci nel libro viene disarcionata la bieca credenza dell’esser linee rette mostrando, invece, chi siamo, come ci dovremmo percepire. 

Ci addentriamo nel mondo in solitaria, impauriti da un confronto con noi stessi e con gli altri, sempre in punta di piedi nelle rispettive vite per paura di togliere la famosa maschera che indossiamo anche a noi stessi. 

E boom. Arriviamo alla crisi. Quando mi sono trovata a leggere quel capitolo, ho rivisto la parte che credevo più difficile del mio percorso. 

Ho ripensato al buio, all’abisso con cui mi sono confrontata, alle mie paure, al mio vedermi allo specchio, all’affrontare tutto il passato. 

Non lo nego, è stato doloroso. Ho temuto di non farcela. Di rompermi. Di andare in crisi. Proprio come descrive l’autore. In ogni frase, in ogni sezione, io vedevo me. 

Così… ho proseguito la lettura. 

L’autore descrive ogni aspetto della vita, ne accarezza le parti belle e punta il dito a tutto ciò che ci blocca in questa perenne culla d’infelicità. 

Si para davanti alle ipocrisie e ai falsi “io sono così” e li abbatte, ti porta al nocciolo della questione, al vedere (o, quantomeno, a poter pensare di poter iniziare questo percorso) il proprio intimo. 

Vorrei descrivervi il proseguo ma svelerei tutto e non sta a me ma a voi. Voi, ogni singolo lettore, deve trovare il suo percorso nella vita e in questa lettura. 

Io ho trovato me. Ho visto tutto. Quasi come fosse un film. E ciò mi ha portata ad essere ancora più felice di chi sono ora, di quel buio che sono riuscita ad illuminare.

Mi sono vista. Mi sono davvero osservata e trovo il mio pensiero in ogni sua pagina. 

Cos’è la felicità? Quanto è importante? In cosa consiste? Infinite domande… qui, a voi scoprirlo, forse ci possono essere le risposte che state cercando. 

Con competenza, carisma, sincerità, profondità e rispetto, l’autore ha composto un saggio moderno, colto, ricco e vero. 

Mi ha stupita anche questa volta. Mi ha lasciata con la lacrima di gioia sulle guance. 

Mi ha anche destabilizzata. 

La scrittura è diretta e scivola via con piacere ma bisogna essere anche disposti a mettersi in gioco durante questa lettura e questo non è facile. 

Complimenti sinceri a questo autore. 

Alla prossima recensione, la vostra Ele