Intervista a Giulietta Fabbo autrice di “L’albero delle nespole”
Ciao amici, ho avuto il piacere di poter intervista l’autrice di “L’albero di nespole” di cui vi ho parlato qualche giorno fa e non vedo l’ora di condividere con voi la nostra chiacchierata virtuale.
Ciao Giulietta, grazie di aver accettato di esser intervistato. Cosa ti ha portato a scrivere questo romanzo di vita vera?
La voglia di affidare alle pagine di un libro una storia portatrice di messaggi importanti che meritavano di essere messi nero su bianco per non essere perduti.
Come sei venuta a conoscenza di questa storia? E quanto di essa riguarda una documentazione e quanto una conoscenza diretta che ti hanno narrato?
Nel romanzo ci sono entrambi gli aspetti: i nuclei narrativi di molte vicende sono ispirati alla realtà e nascono da conoscenze dirette; altri aspetti del romanzo hanno invece richiesto una documentazione da parte mia e un attingere a fonti attendibili per ricostruire le dinamiche di alcune relazioni. Naturalmente il bisogno di documentazione è nato anche dall’esigenza di essere il più possibile prossima alla verisimiglianza del contesto storico-sociale in cui le vicende sono ambientate.
Questa storia tocca molti momenti di dolore come la guerra, la famiglia che abbandona un figlio, la sensazione di esser apolidi; quanto è stato difficile narrare tutto questo?
Quando il libro è stato scritto e anche quando è stato pubblicato la guerra in Ucraina non era ancora scoppiata: la parte più difficile nella stesura per me era stata appunto quella relativa alla guerra e alle sensazioni che un soldato doveva/poteva aver provato, così come anche i suoi familiari in attesa di lui nelle rispettive terre. La mia mente tentava di spingersi con l’immaginazione il più in là possibile: ma poi c’era come un limite oltre il quale l’immaginazione stessa non riusciva ad andare. Le pagine dedicate al dolore della guerra sono state quelle più difficili da immaginare fino a che la guerra stessa era relegata e ‘archiviata’ nelle pagine dei libri di storia. Dopo lo scoppio della guerra ho visto invece proiettate sugli schermi televisivi le scene stesse che avevo fatto fatica a raccontare restituite nella cruda quotidianità e verità dei fatti che accadevano: ed è stato scioccante!
Intanto, complimenti per come hai saputo narrare, oltre che la vita di persone, quella di moltissimi italiani e dell’Italia in genere. Cosa vorresti che arrivasse ai giovani?
Ai giovani vorrei che arrivasse il messaggio che ho voluto affidare in particolare al protagonista e alla sua vicenda: ovvero che, qualsiasi sia la strada su cui la vita ci colloca, anche se quella strada non è stata consapevolmente scelta e ricercata, c’è sempre per ciascuno la possibilità di seguire la direzione della serenità e di vivere secondo uno stile di vita che sia ispirato alla fiducia e alla positività.
Com’è stato per te entrare nella vita di queste persone e farla un po’ tua?
Il lavoro di immedesimazione è stato ovviamente quello che mi ha coinvolto di più emotivamente: c’è un po’ di me inevitabilmente nella maggior parte dei personaggi che ho descritto. Credo sia inevitabile per uno scrittore sovrapporsi ai personaggi che cerca di descrivere ed è interessante proprio questa operazione di adottare un punto di vista non proprio e guardare la vita da un’angolazione diversa.
Stai scrivendo altri possibili libri che noi lettori potremmo leggere a breve? Se sì, puoi svelarci qualcosa?
Nella mia mente in questo momento c’è come un affollato via-vai di idee e storie che meriterebbero di essere raccontate…A un certo punto so che mi focalizzerò in particolare su una di queste storie e mi lascerò andare al nuovo “viaggio” interiore che sarà la prossima stesura.
Ai nostri lettori, oltre che le tue stupende poesie, quali poeti contemporanei consiglieresti di leggere?
Amo Alda Merini, le sue poesie delicate e dirette. Mi affascina Kostantinos Kavafis, che propongo spesso anche ai miei studenti liceali. Luzi e Caproni hanno molto da dire ai lettori di tutte le età.
Per finire, se dovessi scegliere tre libri da consigliare, quali consiglieresti?
“Il fu Mattia Pascal” di Pirandello che è un classico imperdibile, , “L’Alchimista” di Paulo Coelho che ho amato tantissimo, “Storia di una professoressa” di Sandro Veronesi in cui mi sono spesso ritrovata.
C’è qualcos’altro che vuoi condividere con i lettori?
I lettori sapranno già ciò che chi scrive spera si diffonda: ovvero che leggere un libro è come intraprendere un viaggio: la lettura ci regalerà ogni volta emozioni e riflessioni che arricchiranno la nostra personalità. Ed è per questo che bisogna sempre ritagliarsi degli spazi di lettura.
Grazie mille
Ecco a voi le parole di questa autrice che ho avuto il piacere d’intervistare.
A presto, la vostra Ele