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Recensione di “Incubatoio”

Buonasera cari lettori…

Che dire? Oggi, durante una trasferta, mi sono allietata di due libri; uno lo sto leggendo e, invece, “Incubatoio” l’ho terminato e ve ne voglio parlare.

Una corriera che riporta i suoi passeggeri a casa, dopo una lunga giornata di lavoro. Peccato che il consueto percorso subisca, una sera, una deviazione insolita. Su quella corriera i destini dei viaggiatori si fondono in un denominatore comune, ognuno di loro dovrà fare i conti con la propria coscienza ma, soprattutto, con un autista fuori dall’ordinario. Un racconto suggestivo, evocativo, aperto a varie letture, un percorso dentro e fuori di sé, una condanna, una pena, ma quella corriera suggella dentro e contemporaneamente trapassa oltre, dando a ogni passeggero l’etichetta per giungere, e, forse, per ripartire.

Si tratta di un breve racconto diviso in piccoli capitoli dove troviamo brevi estratti delle loro vite che precedono questo viaggio improvviso.

Che si tratti di un adulto o di una bambina, ciò che narra l’autrice è il lato macabro dell’essere umano, la malignità, la follia (per alcuni) e, in parallelo, le conseguenze di questi atti.

Attraverso queste storie possiamo percorrere dei momenti della nostra vita o di cronaca; possiamo interpretare a piacimento questo percorso e il suo finale (ma neanche molto).

Ciò che mi ha catturata è la capacità di narrazione dell’autrice.

Come anticipato, il libro è composto da brevi racconti ed esso stesso è molto “stringato”.

Però, paradossalmente, in poche pagine l’autrice descrive tutto il necessario per capire cos’accade, perché e, contemporaneamente, la psicologia e il realismo che potrebbe caratterizzare davvero un viaggio improvviso come quello (se s’immagina di trovarsi in viaggio su una corriera che ci tiene in “ostaggio”).

Intensi capitoli che possono anche esser letti in chiama psicologica; infatti, mi fanno pensare a quello che in psicologia spesso viene definito come dissociazione.

Questi personaggi non ricordano cos’hanno fatto, non “conoscono” il loro lato oscuro; quel nero vicino al bianco.

Ed è in questo aspetto che ritroviamo l’elaborazione della psiche umana, quella suggestione, quell’analisi profonda e sottile che spesso non arriva al lettore ma che qui, in pochissime righe, viene delineata e rappresentata.

Scorrono via queste pagine, racchiudono tutto, descrivono e lasciano l’amaro e la riflessione in bocca.

La scrittura è talmente chiara e realistica che avrei voluto altri personaggi, altre storie, altre pagine da divorare.

Alla prossima recensione e, spero, al prossimo libro dell’autrice.

La vostra Ele