Recensione di “L’eredità del bosco”
- Titolo: L’eredità del bosco
- Autrice: Michela Zanarella
- Casa editrice: Macabor
Cari lettori, buongiorno.
Mi ritrovo qui a scrivere di una nuova raccolta poetica che mi ha catturata nel giorno precedente.
Conoscevo già la scrittura di quest’autrice che aveva già tutta la mia stima, però ritengo che questa nuova silloge spicchi ancor di più rispetto all’altra da me recensita tempo addietro.
Questa raccolta si suddivide in tre sezioni che richiamano, come già dal titolo, la natura.
La prima parte prende il nome di “Montagna”. Sarà che mi trovo proprio tra i monti, sarà che amo la natura e ci sono cresciuta nel mezzo, ma ritengo che questa prima parte del libro sia magnifica e trasudi amore per i luoghi d’origine dell’autrice, per la vita, per la natura stessa e, attraverso i suoi scritti, si evince come essa sia fulcro di ogni vissuto, sinonimo di serenità e di armonia.
Il libro prosegue con “Luna”. La luna spettatrice, quella osservatrice, quella determinante che cattura, cela e racchiude più di quanto spesso sentiamo consciamente.
La sezione centrale è “Luce”. Credo sia inevitabile non pensare all’amore come luce della vita, del sentire di ognuno di noi.
Ma non solo. La nascita di ognuno, figurata e letterale. Scoprire chi siamo, superare un dolore, risvegliarsi e continuare a trovare la gioia di vivere, cancellare i brutti pensieri, amare ed esser amati, la famiglia intera quanto l’amore genitoriale.
Infine, “Memoria”. In questo capitolo troviamo i ricordi dell’autrice, il dare valore a quegli avvenimenti, quegli attimi a cui spesso non prestiamo importanza, non viviamo pienamente e che, magari dopo anni, ritornano alla mente ed emozionano; compresi i ricordi d’amore.
E perché la natura in tutti questi aspetti? Perché diventa figura per trasmettere un messaggio, diventa protagonista non solo fisica ma anche mentale, fa da tramite verso il lettore.Il bosco, il cielo, l’erba, la luna (e molto altro) c’erano prima di noi e fanno parte della nostra quotidianità più di quanto immaginiamo e notiamo.
Sono stati osservatori e partecipi del passato di ognuno di noi e ci saranno anche quando noi saremo dipartiti.
Sono il punto focale ed eterno della vita di chi non c’è più, di chi vive ora e di chi ci sarà un domani.
Con una scrittura delicata, viscerale, intimista ed elegante, la poetessa sembra danzare di verso in verso e portare il lettore in un soave ballo d’emozioni.
Una raccolta sincera e raffinata; da non farvi sfuggire.
Alla prossima recensione, la vostra Ele