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Recensione di “La civetta di Minerva”

É il 2015 quando parto per la Scozia per frequentare un Master in Storia dell’Arte Contemporanea. Pochi mesi dopo, un male subdolo e cattivo si impadronisce di me. Mi ammalo di anoressia. Da questo momento ha inizio una lotta che durerà anni e che mi porterà ad affrontare ossessioni, paure senza volto, sussurri senza nome. Al mio fianco numerosi dottori, psichiatri, terapeuti: tante figure di supporto che mi terranno la mano durante il cammino. Il mio non è un racconto di guarigione chiara ed evidente, é una storia che prova a seguire la mappa di un percorso tortuoso. Questo è un libro sull’anoressia, sul disturbo psichico, sulla paura di vivere, di crescere. Ma è anche un libro sull’amore, sulla speranza, sulla riappropriazione della propria identità e del proprio tempo. Senza retorica.

Questa è la trama di questo libro. Il sunto. La fotografia di quello che dovreste trovare lungo la lettura.

Uso volutamente il condizionale perché credo che le righe qui sopra siano davvero riduttive, esprimano solamente una parte del grande bagaglio inciso in questo libro.

In primis ammiro l’autrice che, senza alcun fronzolo o altezzosità, si è messa a nudo e ha descritto questa forte parte della sua vita mettendo a noi lettori il suo vissuto in mano, come un corpo nudo e privo di protezione.

Ha condiviso con noi chi è stata e chi è ora. Ha descritto anche degli aspetti che per alcuni possono essere errori. Ha posto domande che molti tengono dentro di sé e che non osano nemmeno auto-domandarsi nei pensieri.

Ha esposto le sue fragilità, le sue insicurezze e le sue paure con una maturità, una delicatezza espressiva e un’analisi davvero immersive e incisive.

Sono entrata nella vita di Margherita e della sua malattia da lettrice attenta e coinvolta. Ne sono uscita come persona più riflessiva, con un bagaglio di vita indirettamente maggiore, con un arricchimento intenso e con un desiderio immenso di abbracciare questa ragazza quasi mia coetanea che ha dato voce a se stessa e a tutte le persone che soffrono di questa malattia e che spesso non vengono capite.

L’autrice, attraverso il suo testo, ha risposto a domande che spesso ognuno di noi si pone quando sente parlare di anoressia e ha descritto gli aspetti psicologici con una capacità immensa; il tutto lungo una narrazione fluente e coinvolgente

La civetta di Minerva” è una biografia narrativa dove entrare in punta di piedi nel mondo della malattia chiamata anoressia cercando di scardinare alcuni dubbi, silenzi, giudizi e paure.

Insomma, cari lettori, credo di avervi trasmesso l’immensità valoriale di questo libro e la grande bravura dell’autrice che, coinvolgendo con delicatezza, ci ha aperto le porte dentro il suo vissuto più incisivo.

Alla prossima recensione, la vostra Ele

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