I tatuaggi e le emozioni, dialogo con una tatuatrice
Ciao amici, eccomi qui.
Il mio articolo di oggi non tratterà di libri ma di emozioni, o meglio, di tatuaggi ed emozioni.
Dovete sapere che io ho dei tatuaggi, non grandissimi, ma pur sempre dei tatoo.
Ne ho 7 e sono sparsi per il corpo; ognuno di essi rappresenta una parte di me e delle mie emozioni talmente intense che credo di non averle ancora condivise con voi sotto forma di poesia.
Il primo tatuaggio l’ho fatto quando ero appena diventata maggiorenne ma poi ho smesso perché a Michele non piacevano e gli altri mi giudicavano.
E’ stato poi lui a regalarmene uno circa un anno e mezzo fa e da lì non ho più smesso d’incidere emozioni sulla mia pelle.
Ciò che mi ha fermata per anni è proprio il desiderio di piacere a mio marito e alle altre persone; non ho paura ad affermarlo.
Non ho mai nascosto il mio “amore” per i tatuaggi ma ho sempre riscontrato pareri negativi e sentenze; questi giudizi mi avevano bloccata in un limbo dove preferivo accontentare gli altri invece di esser me stessa sotto ogni aspetto.
E’ stato Michele a sbloccare questo mio stato; ha capito e accettato ciò che mi piace tanto da regalarmi le varie sedute dalla mia tatuatrice e così io ho iniziato ad accantonare i giudizi degli altri e a pensare a ciò che mi piace davvero e mi fa star bene.
Questo mutamento che ora vi descrivo parlando dei tatuaggi, va pari passo con un cambiamento mentale e concreto che sto attuando in ogni aspetto della mia quotidianità.
Non so se sia dovuto anche al fatto di aver sbandierato a voi tutti le mie emozioni attraverso la poesia, ma ho capito pian piano -e forse troppo tardi- che non contano le opinioni degli altri ne i legami nati da finzioni; conta esser noi stessi ed esser accettati per come siamo e per ciò che pensiamo.
Ho riscoperto -o forse scoperto- l’importanza di essere me stessa e di esser accettata per la persona che sono: bella o brutta, alta o bassa, grassa o magra, vegana o carnivora, “purista” o tatuata. Ho scoperto una gioia diversa nel vedere al mio fianco persone che m’accettano per come sono e che rispettano le mie peculiarità.
So bene che tatuarsi è solo una piccola sfaccettatura del cambiamento; so anche che magari per alcuni può essere insignificante se non negativo e che la metamorfosi dovrebbe -o potrebbe- avvenire in altri modi ma chi ha il diritto di sentenziare su quale sia la giusta maniera di cambiare?
Per me, per il mio specifico caso, il primo piccolo tassello è stato posato quando sono diventata mamma.
Diventar madre ha generato un cambiamento sottile nella mia vita perché prima mettevo sempre gli altri al primo posto.
Con la nascita di Carlotta, lei è diventata il centro del mio cambiamento portandomi a pensare al suo bene e a tutelarla.
Questo pensare a lei ha generato un’imposizione maggiore verso chi cercava di dirmi come dovevo svolgere la mia figura genitoriale e ha generato un distacco da coloro che volevano “padroneggiare” la mia vita famigliare.
Ma è stato il secondo tatuaggio a far traboccare il vaso facendomi capire quanto fossi chiusa in una bolla d’apparenza e quanto invece sia importante non nascondersi dietro a finzioni ma invece esser se stessi; insomma ha dato il via a una sorta d’evoluzione dei miei pensieri dove finalmente ho iniziato un cammino che sta liberando la vera Elenia.
Che sia un tatuaggio, un taglio di capelli o un cambio di look credo che il messaggio rimanga invariato: esser se stessi!
Io l’ho capito a 27 anni, dopo finte amicizie, delusioni, forzature, bigottismi e inutili canoni sociali.
Ora sono serena, ho capito che chi mi vuole bene mi accetta così come sono e mi rispetta mentre a coloro che non piaccio…beh, cavoli loro! Di sicuro non ci perdo nulla!
E ora mi chiederete: ma perché questo post? Ma perché questo soliloquio monotono?
Beh, è un piccolo sfogo ma anche un preambolo.
Ho deciso d’intervistare colei che ha inciso sulla mia pelle i miei ultimi 6 tatuaggi dando voce alle mie emozioni che in alcuni casi ho taciuto per anni; Michele e Carlotta hanno aperto la mia tela e Kuno l’ha interpretata e realizzata.
E’ a loro che devo questo cambiamento.
Quindi voglio dar voce a colei che ogni giorno incide emozioni e storie sulla pelle della gente aprendo cassetti sconosciuti e profondi.
Lei si fa chiamare Kuno, è nata e cresciuta a Brescia e ha un negozio di tatuaggio a Botticino.
Ciao Kuno, grazie di aver accettato la mia intervista.
Innanzitutto, come mai questo soprannome?
Io mi sono data un nome d’arte perché non mi sono mai sentita Laura; il nome Kunoichi significa donna combattente e lì c’ho visto me stessa; però è un nome lungo e difficile per molti quindi l’ho abbreviato in Kuno.
E’ un nome che crea una corazza, una barriera per distaccarmi dal bruttezza del mondo sia nell’ambiente di lavoro sia nella vita privata dove fin da piccola ho vissuto episodi di discriminazione e sofferenza.
Come sei entrata nel mondo dei tatuaggi? Cosa ti ha attratta?
Io ho iniziato a guardare la gente tatuata su MTV quando ero adolescente, all’incirca intorno ai 12 anni. Rimasi affascinata da Marilyn Manson -era l’opposto di ciò che vivevo nella mia quotidiana- perché si differenziava e si caratterizzava diverso dalla massa.
In quegli anni dove internet non c’era, ho iniziato ad andare in edicola a compare le riviste dedicate fino a quando, a 16 anni (20 anni fa), sono andata alla mia prima Convention dei Tatuaggi.
Ci sono andata per 5 anni poi, a 21 anni, ho comprato la mia prima attrezzatura e ho iniziato a provare ma non ero convinta del risultato quindi buttai tutto per poi riprendere dopo 4 anni e iniziare a visitare tutto il mondo dei tatuaggi ma ancora non ero decisa quindi ributtai tutta l’attrezzatura finché non incontrai un tatuatore che mi disse “Non puoi tatuare se non sai disegnare”.
Quella è stata la svolta; ho iniziato a chiudermi in casa a disegnare per ore e ore finché non sono arrivati i primi risultati e i primi quadri che ho iniziato a vendere.
Nel 2013 mi sono buttata e mi sono detta “O la va o la spacca”; ho acquistato le migliori macchinette che erano nel commercio e, dopo 3 anni come dipendente in vari studi, ho aperto piano piano la mia attività.
Ho preso il toro per le corna, ho mollato un lavoro a tempo indeterminato, e mi sono lanciata credendoci fin in fondo.
Cosa sono per te?
E’ una parte della mia pelle. A me danno sicurezza perché a me piace vedermeli e raccontano delle parti della mia vita però mi è successo anche di farmi tatuaggi che m’intrigavano per l’immagine ma bene o male hanno tutti un significato.
Io ho avuto il piacere di vedere i tuoi quadri e adoro il tuo modo di trasmettere le emozioni senza seguire le regole e i canoni sociali. Disegni ciò che senti lasciando uscire la parte più profonda di te senza guardare a cosa può piacere agli altri ma creando solo ciò che ti rappresenta. Trovo ammirevole questa tua scelta di rimanere fedele a te stessa e non ai canoni sociali. Ma cos’è per te il disegno?
Il disegno è il mio modo di sfogarmi; è il mio modo di esprimere ciò che ho dentro, ciò che ho vissuto, ciò che percepisco e ricordo del mio passato.
Non sono disegni facili, non racchiudono la parte positiva della mia vita ma quella che nessuno può aver visto.
Se ti dicessi di scegliere tra disegnare e tatuare?
Il disegno vince su tutto; se potessi mantenermi con i miei quadri, mi chiuderei in una baita tra i monti e disegnerei a vita perché il mondo del tatuaggio non è una grande famiglia come lo era tempo fa.
Qual’è il primo tatuaggio che ti sei fatta?
Il mio primo tatuaggio occupa tutta la schiena e rappresenta due ali da diavolo con la coda fino al sedere. Fu Cristian Sala a farmi questo tatuaggio, quando glielo dissi mi disse di no perché c’era un etica -fare tatuaggi solo se si è sicuri- e io cerco di fare ciò che lui mi ha insegnato.
Invece, qual’è il primo disegno che hai tatuato?
Mi ricordo benissimo che è stato un teschio e l’ho tatuato al mio migliore amico, Massi.
Fu lui a dirmi di tatuarglielo e io non dormii per giorni per la tensione.
Fu quel tatuaggio a darmi il via convincendomi definitamente a farne un lavoro ufficiale.
Ci tengo a precisare che io per tatuaggi intendo quelli sentiti, fatti per amore e non per moda o cazzate.
Tu mi hai tatuato 6 disegni che per me sono davvero importanti ma si tratta di piccoli tatuaggi.
Da ignorante, credo che però i veri tatoo e le vere soddisfazioni nascano da quelli grandi.
Ho ragione? Cosa ne pensi?
No, assolutamente. La mia soddisfazione c’è quando i miei clienti si guardano allo specchio e sono felici ed emozionati.
Io voglio la gente felice; non mi frega della grandezza ma voglio la reazione emotiva.
Qual’è il tuo tatuaggio al quale sei più legata?
E’ il muso di un lupo che ho tatuato sulla pancia.
Credo che sia il tatuaggio che più mi rappresenta perché in esso è racchiusa tutta la mia personalità; il mio stare in mezzo la gente ma con la capacità e il bisogno d’isolarmi ed esser indipendente.
Quando ti ho conosciuta mi hai detto che tu tatuavi solo disegni fatti da te e che sentivi come “veri”; questa scelta -che condivido- credo che però ti tolga una fetta di possibili clienti. Cosa ti ha portata a distinguerti positivamente dalla massa e a dar il giusto valore al tuo lavoro?
Te lo chiedo perché quasi tutti oggi pensano al profitto, invece tu pensi alla qualità.
Credo che ogni disegno debba esser il più “conforme” a come lo desidera il cliente e non che magari poi lo riveda uguale in un altro tizio per strada.
Però, sinceramente mi capita di personalizzare, o meglio differenziare, dei disegni che possono basarsi su quelli fatti da altri ma cerco sempre di renderli unici.
Com’è cambiato il mondo dei tatuaggi rispetto ad anni fa?
Di positivo è migliorato l’inserimento della donna in questo mondo.
Fino a pochi anni fa se una donna avesse voluto fare questo lavoro, al massimo poteva ambire ad essere una segretaria o poco di più.
Negativo è il fatto che una volta erano pochi e molto bravi perché io guardavo quel mondo con ammirazione e innamoramento, invece ora si è diffuso tutto a macchia d’olio e la qualità è in diminuzione.
Tatuaggi ed emozioni.
Cosa pensi delle emozioni?
Io penso che siamo tutti la stessa persona ovvero che abbiamo di diverso solo le persone con le quali abbiamo vissuto e sono quelle lì che ci hanno insegnato come gestire le emozioni.
Per me sono parte di tutti noi e forse dovremmo viverle più apertamente.
Quale motivo secondo te induce una persona a tatuarsi?
Tanti amano veramente il tatuaggio e il significato del disegno che rappresenta; molti invece la considerano una moda.
Vengono qui con un disegno già visto (magari su un calciatore,…) e lo vogliono uguale solo per associarsi a loro.
Per darti un’idea di come sia una moda basta dirti che spesso mi capitano clienti che entrano e mi dicono “Vorrei farmi un tatuaggio, cosa mi consigli?”; questo per dirti che non hanno un motivo per farlo, un legame, un messaggio ma solo la insana voglia di farlo alla cxxo.
Di recente hai anche disegnato la copertina di un libro; cos’hai provato nel rappresentare una storia?
Pensi di cimentarti ancora in quel settore?
Se dovessero chiedermelo credo di si ma dipende da chi me lo domanda e poi dipende soprattutto dalla storia racchiusa nelle pagine.
Cosa vorresti dire a chi si vuole tatuare?
Di pensarci bene; di rifletterci e avere un motivo serio e una volontà forte di farselo.
Grazie mille Kuno
Ecco ragazzi, spero di avervi accompagnati in questo tour d’inchiostro ed emozioni.
Un abbraccio