Intervista al poeta Davide Rocco Colacrai
Ciao amici, come state oggi?
Pochi giorni fa ho recensito l’ultima raccolta poetica di Davide Rocco Colacrai; una fusione di riflessione di cui vi lascio la recensione:
Asintoti e altre storie in grammi di Davide Rocco Colacrai.
E ora ho avuto l’opportunità d’intervistare l’autore.
Ciao Davide, grazie di aver accettato di esser intervistato.
- Sei un poeta pluripremiato e conosciuto da molti, ma ti va di raccontare ai lettori qualcosa di te che non sappiamo?
Innanzitutto ti ringrazio per avermi accolto. Mi diverto a definirmi una delle “desperate housewives”, nel senso che alterno momenti di ozio puro e nudo nei quali mi innervosisco, divento irascibile e intrattabile a momenti in cui faccio mille cose, ne rincorro altre mille e non riesco a fermarmi.
- Se ti chiedessi di definire la poesia, tu cosa mi risponderesti?
Per me la Poesia è indefinibile: è/ non è.
- Credo che ogni poeta sia dentro a ogni suo scritto ma, se c’è, qual è la tua poesia a cui sei più legato?
Dovresti chiedere alle mie poesie – che definisco figlie che hanno scelto me come loro padre – quale di loro è più legata a me e perché. Io tengo a ciascuna di loro perché ogni poesia è una storia – in qualche modo legata alle sorelle precedenti in un’orma infinita -, pertanto un ricordo, un momento storico del mio percorso come uomo che mi porto dentro e che mi fa essere oggi l’uomo e il poeta che sono.
- I primi riconoscimenti sono arrivati ormai 12 anni fa; di questi anni di successi e crescita cosa ti porti a casa?
La consapevolezza che non ho detto e fatto abbastanza, e che c’è ancora tanto da scrivere e da condividere. Inoltre ho imparato che il silenzio è sottovalutato.
- Asintoti e altre storie in grammi è un titolo originale ma pieno di significato metaforico; com’è nato questo titolo?
Onestamente non lo so – tutti i miei libri hanno titoli particolari che “arrivano” a me per vie che non conosco. Per quanto riguarda questo mio libro di poesia, qualcuno ha scritto che ho voluto mescolare poesia e matematica, letteratura e scienza. Probabilmente ho voluto sottolineare come una storia, un fatto, un aneddoto che possono essere apparentemente lievi, in realtà siano portatori di messaggi importanti, che presuppongono il coraggio di ascoltare.
- In Asintoti e altre storie in grammi, la tua ultima raccolta poetica che ho avuto il piacere di leggere pochi giorni fa, tratti di religione, crescita e amore. Cosa ti ha spinto a fondere queste poesie in un unico libro?
I miei libri – esattamente come dicevo poc’anzi per i loro titoli – “arrivano” a me senza una coscienza o consapevolezza ma seguendo l’istinto. Questo istinto ha come fonte necessaria la religione, l’amore, l’uomo, la natura e l’evoluzione.
- Nei tuoi scritti di questa raccolta si sente lo studio e la passione per la cultura, la civiltà, la storia come “L’ultimo colore delle cose (11/09/2001)”. Come nascono?
Sono appassionato di Storia moderna e di ricerca – sono una persona molto curiosa e mi piace studiare, approfondire e documentarmi. Inoltre sento un preciso dovere nel raccontare fatti che, secondo me, tutti dobbiamo o dovremmo conoscere e rispetto ai quali è necessario avere una propria opinione, una propria posizione.
- In tutta la tua stupenda raccolta vi è anche la costante della musica; cosa pensi di questa stupenda forma d’arte? E quali artisti non possono mancare in una collezione musicale?
Ho studiato dieci anni pianoforte e quattro anni flauto dolce. Amo la musica e la musica – insieme ai libri e alla poesia – mi hanno salvato letteralmente la vita. Non ho un genere preferito perché ritengo che accanto alla musica jazz ci possa stare bene una canzone popolare come anche una colonna sonora o un album di musica rap. Ogni artista, in sé e nell’insieme degli artisti, è necessario.
- Quando ho terminato la lettura e mi sono fermata a “tirare le somme” mi sono ritrovata a definirti un poeta-filosofo. Sbaglio? Il filosofo a cui ti senti più affine?
Non so se mi si possa definire un poeta-filosofo. Certamente ho amato la filosofia ai tempi liceali, ed ero affascinato da Platone, che ritrovo in tanti scritti del pensiero moderno, soprattutto quelli che indagano sulla vita e sui suoi significati. Sin da piccolo mi sono ritrovato a “gestire” i grandi dubbi – come li chiamo io -, a cui nessuno se non l’esperienza ha saputo parzialmente rispondere.
- Durante la lettura mi ha colpito questo sottile estratto – “malattia di attendere” – e volevo chiederti cosa si cela dietro a questo intrigante e filosofico significato.
Probabilmente faccio riferimento a questa caratteristica dei tempi moderni, secondo la quale si agisce raramente e si preferisce attendere, qualcuno parla del momento favorevole, altrimenti del coraggio, altri ancora di un segno. Pertanto l’attesa è diventata una malattia, si preferisce rimandare perché ci sarà sempre un altro giorno in cui è possibile muoversi, esprimersi, fare – si rimanda quindi l’atto di vivere e si vive morendo ogni giorno un po’ di più.
- Ora se me lo concedi, vorrei esulare un attimo dal tuo ultimo libro ma rimanere comunque in tema; secondo te la poesia ha ancora futuro?
La poesia dipende dalla nostra sopravvivenza – se l’umanità continua a vivere, continua a vivere anche la poesia. Siamo contemporaneamente presupposto e conseguenza.
- Ai nostri lettori, oltre che le tue stupende poesie, quali poeti contemporanei consiglieresti di leggere?
Non conosco i miei colleghi – ci incrociamo spesso nei Premi Letterari ma non ne conosco uno personalmente -, e soprattutto leggo poca poesia. Sembra una contraddizione, ma come mi disse un tempo un Maestro: un poeta non deve leggere poesia per non “imbastardire” il suo modo di esprimersi.
- Per finire, se dovessi scegliere tre libri da consigliare (anche esulando dalla poesia), quali consiglieresti?
Se consideri che, nella mia libreria personale, ho una sezione, oltre diventata doppia, dedicata ai miei libri preferiti, tre libri sono pochi. Sicuramente però consiglierei i libri di Mitch Albom, quelli di Abdellah Taïa e poi mi piacciono molto i libri dei coniugi Hicks sulla Legge dell’attrazione.
- C’è qualcos’altro che vuoi condividere con i lettori?
Di avvicinarsi alla poesia, di leggere più poesia, di investire nei libri di poesia, E in questo, di ascoltare e sorridere di più. La poesia è gioia.
Grazie mille Davide, sono davvero onorata di aver potuto conoscerti meglio.
Un abbraccio
Allora amici miei, ora avete potuto conoscere un po’ di più Davide Rocco Colacrai e Asintoti e altre storie in grammi.
A presto
Un abbraccione