Recensione di “Divorzio di velluto”
- Titolo: Divorzio di velluto
- Autrice: Jana Karšaiová
- Casa editrice: Feltrinelli
Cari lettori, i giorni passano e i libri vengono divorati tra un bagno e l’altro.
Ho comprato questo libro alla cieca, m’incuriosiva la copertina delicata e il titolo così simile a un ossimoro.
La trama narra di una ragazza, Katarìna, che si trova a tornare a casa per le vacanze di Natale e annunciare alla famiglia che suo marito l’ha abbandonata da due mesi.
Lì incontra per caso le amiche di vecchia data e inizia a ripensare al suo passato, all’infanzia, alla sua famiglia.
Questo romanzo parla di un divorzio, è vero, ma in senso ampio.
Una divisione, uno strappo storico, culturale, politico, famigliare, relazionale, vitale.
Questo romanzo narra della scissione politica di un territorio europeo che pochi studiano approfonditamente e di cui poco si conosce, rischiando di dimenticare e non valorizzare le problematiche che ciò ha generato.
C’è poi lo strappo culturale dovuto all’emigrazione per studio o lavoro, che allontana dalle origini e dai legami sicuri che donano una serenità che non capiamo di avere fin quando non la perdiamo. Slovacchia e Repubblica Ceca queste sono le protagoniste quasi implicite che sono rappresentate da Katarìna e Eugen.
C’è la lacerazione famigliare: crediamo e speriamo sempre di far parte di una famiglia amorevole, sincera, affettiva; realizzare che è solo un’utopia diventa un peso enorme da gestire e da vedere con lucidità. La famiglia è più radicata di quanto si pensi e i dolori di maggior ricaduta, sono dovuti proprio ad essa.
Poi l’amicizia, quel legame che dovrebbe esser solido, stabile, unico e che spesso, invece, viene sminuito, bistrattato, dimenticato, annullato.
Infine, ma non per minor importanza, il matrimonio. Divorziare credo implichi uno dei fallimenti maggiori che una persona ritenga di aver fatto e gestire la fine di un sentimento non è di sicuro facile; la lucidità d’analisi che andrebbe fatta è immensa, profonda e dovrebbe esser fatta in due, alla pari, in obiettività, ma spesso avviene tutto il contrario.
Arriva un messaggio legato alla necessità di qualcosa di solido, di basi, di un passato sereno e profondo; quel cemento armato che spesso manca.
L’autrice descrive sofferenza, distacco, silenzio; ne delinea ogni particolare ma con delicatezza, capacità immensa d’espressione e profondità eccelsa.
Un romanzo che si apre a molteplici versatili messaggi e narrazioni.
Alla prossima recensione, la vostra Ele