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Recensione di “La destinazione”

  • Autrice: Serena Penni

Cari lettori, un altro libro é finito tra le mie mani e oggi mi sono interamente dedicata alla lettura delle circa 175 pagine senza fermarmi. 

Tre capitoli, tre voci narranti, tre storie di vita.

Carla, Paolo, Elisabeth, tre voci raccontano sé stesse e il desiderio che sembra consumarle: passioni e delusioni si contorcono nel tentativo di un equilibrio. La maternità e la paternità oscillano incerte nelle distanze che solo una delusione d’amore, forse assimilabile alla morte, sa rendere insormontabili. Il passato non lascia scampo, torna potente e configura il presente. Un passato che non è solo ricordo ma costruzione di una convinzione. Se l’amore passionale invade violento lo spazio della vita altrui, allora è meglio rimanere nel recinto di un amore mite che si fa semplice affetto. Serena Penni marca stretti, in una scrittura snella e coinvolgente, l’affanno e le riflessioni di tre cuori; li insegue, implacabile, fino alla loro destinazione finale.

Da che parte iniziare? 

Partiamo da Carla… bisognosa di appartenere a qualcuno, incapace di stare da sola tanto da annullarsi e farsi andar bene qualsiasi cosa. 

Consapevole degli errori anche nel mentre li commette, non cambia. 

Preferisce le briciole e i salami sugli occhi pur di aver qualcuno. 

Poi il fulcro del romanzo, il protagonista, Paolo. 

Uomo che non ammette i suoi errori, che colpevolizza gli altri, che incentra tutto su se stesso. 

Un soggetto che nemmeno davanti alle evidenze si analizza davvero provando anche a mettersi in gioco realmente, nemmeno davanti alla palese necessità di un supporto psicologico. 

Infine Elisabeth, una donna che cerca ancora di sentirsi viva, di trovare energia affrontando un lutto celato, la menopausa e la fine di un matrimonio.

Dietro a questi tre personaggi scopriamo altre vite, altre persone, altri elementi che possiamo inglobare nella parola “famiglia” e che racchiude il fulcro di chi, nel bene o nel male, possiamo diventare e con cui, anche inconsciamente, interagiamo e riflettiamo. 

I nostri legami, ciò che accade nelle interazioni personali e i nostri vissuti personali incidono più di quanto pensiamo nella vita di ognuno di noi. 

E poi c’è il buio. 

Quel mondo su cui copriamo spesso gli occhi, quelle vicende che riteniamo impossibili, rare e lontane da noi ma che spesso si ritrovano sotto casa. 

Questo romanzo é triste, intriso di dolore quanto di psicologia e scardina tutti i bigottismi sulla famiglia perfetta, sulla società dolce e beata diventando una rappresentazione ahimè incalzante del male e dei dolori che possono trovarsi ovunque e in chiunque.

Alla prossima recensione, la vostra Ele