Recensione di “Se camminare fa troppo rumore”
- Titolo: Se camminare fa troppo rumore
- Autrice: Giusi D’Urso
- Casa editrice: Il ramo e la foglia
Cari lettori, mi trovo qui sul mio divano con in testa la conclusione di un nuovo romanzo che uscirà a breve… tra pochissimi giorni.
Me lo sono letto a “frammenti”, forse un po’ come i ricordi della protagonista, ma andiamo per ordine…
Da una stanza con una finestra troppo alta, attraverso una narrazione che alterna lucidità e delirio, una donna ricompone la sua vita di fatiche e traumi, in una città, Pisa, che sente inospitale. Ne fa un racconto frammentato in cui tempi e spazi si sovrappongono e si intrecciano in un rompicapo che si risolve nelle ultime pagine del libro. “Se camminare fa troppo rumore” racconta la difficoltà e la fatica di diventare adulti in una famiglia segnata dalla follia e dal modello patriarcale. Attraverso il racconto della battaglia che la protagonista ingaggia con sé stessa, con gli ostacoli e con la città, questo romanzo ci mostra le storture di una società indifferente e inadeguata di fronte al disagio psichico e al dramma esistenziale che ne consegue. «La casa non protegge mai in questa storia, ma è il luogo chiuso dei rapporti malati. Un romanzo umido, di un’esistenza che corre e non vede mai la luce del sole» (Veronica Galletta).
Se posso esser sincera credo che le parole di Veronica Galletta racchiudano tutto ciò che si potrebbe dire e che condivido pienamente.
Perché?
Perché molti di noi vivono con la ferma credenza che ogni famiglia, ogni casa, ogni legame di sangue sia sano, puro, bello e affettivamente positivo.
Nonostante gli innumerevoli articoli di cronaca riguardanti genitori violenti e anche assassini, violenze domestiche, maschilismo, violenza di genere e violenze sulle donne; nonostante tutto quello che vediamo anche dai nostri occhi, è più facile e “normale” credere che si tratti di qualcosa di isolato, di lontano da tutti noi, dalla nostra città, dal nostro agglomerato, dai nostri legami.
Eppure, sappiatelo, non è affatto così. Se aprissimo veramente gli occhi e le nostre menti, un po’ come nel telefilm “Morte e altri dettagli”, scopriremmo di azioni e parole che abbiamo vissuto, ascoltato o visto, che ben si adattano a violenze e abusi… ma è meglio avere i soliti salami sugli occhi e sul cuore.
Vi ho scritto tutto questo perché “Se camminare fa troppo rumore” parla di una donna segnata dal suo vissuto, dalla città in cui vive, dalla famiglia stessa.
Ci parla di come quel luogo che per tanti è il proprio posto sicuro, il rifugio, l’angolo di pace e amore per antonomasia; per molti è un carcere, una prigione, un luogo da cui scappare, dove non sentirsi ne amati, ne protetti, ne liberi.
In parallelo, quell’immenso e ancora troppo taciuto patriarcato. Quel senso d’inferiorità che ancora oggi viene etichettato a noi donne.
Di fianco a tutto ciò, l’autrice tratta anche la malattia mentale, sotto molteplici forme.
Ho pensato molto a cosa condividere con voi. Come porvi il mio pensiero riguardante questo nuovo romanzo. Ci sono aspetti personali della mia vita che mi hanno portata a empatizzare con la protagonista; aspetti che non tratterò in questa sede ma che mi portano ad affermare con sicurezza che si tratta di un romanzo davvero realistico. Una trama che non si discosta da situazioni, emozioni, sentimenti concrete quanto veritiero è l’aspetto sociale narrato.
Insomma, fossi in voi, non me lo farei sfuggire.
Alla prossima recensione, la vostra Ele